7 ago 2008

Per un(') anonimo(a)

"La vita del mare segna false rotte,
ingannevole in mare ogni tracciato,
solo leggende perse nella notte
perenne di chi un giorno mi ha cantato
donandomi però un’eterna vita
racchiusa in versi, in ritmi, in una rima,
dandomi ancora la gioia infinita
di entrare in porti sconosciuti prima."

Francesco Guccini

4 commenti:

Anonimo ha detto...

Per assonanza d'anima con Kavafis e Guccini.

Solcato dei mari cent'anni l'azzurro specchio,
- L'impassibile specchio delle onde musicali, -
Il Vascello, vecchio corridore d'innumerevoli scali,
ritorna a dormire nel Porto donde partì, una Sera
Profumo d'un caro morto che il suo cassetto serba,
l'odore dei volati flutti ossessiona le buie stive.
Lo zucchero, il tabacco, i marosi tropicali,
impregnano il pontone silenzioso e nero.
... Ritornando dall'Amore lontano - così la mia Anima
conserva l'odore dei sogni d'una volta,
e non può obliare una certa voce,
e non può obliare un certo nome di donna...
Ma quale Nave ha sull'Oceano lasciato
La sua traccia - e la Memoria attraverso il passato?...

Paul Valery

Daphnae ha detto...

Gentile Anonimo/a, che contribuisci a rendere denso il giorno della mia partenza..ho letto poco di Valery e non conoscevo i versi che mi hai postato. Ma..."lo zucchero, il tabacco, i marosi tropicali": li ho sentiti nel naso e negli occhi e ho cercato in rete qualche informazione in più (il titolo, la raccolta, la versione originale, che trovo sempre più ricca, più densa a prescindere dalla lingua) e...non trovo nulla.
Ti sarò grata se vorrai aiutarmi, E.

Anonimo ha detto...

Certamente. Diceva Borges che, in principio "fu Poe, che generò Baudelaire, che generò Valery, che generò Teste". Padri e figli putativi di Valery costituiscono una valida credenziale, così ho iniziato a leggerlo.
Lo trovi in Paul Valery, Opere Poetiche, Parma, Edizioni Guanda. Contiene tutte le poesie di Valery, con testo originale a fronte.
Che fa dire al suo Faust:
"La vertigine mi è ignota. Proibita, forse? Posso guardare il fondo di un abisso con curiosità. Ma, in genere, con indifferenza. Tuttavia, qui, su questo tetto del mondo, sento un'ombra di malessere... Non è l'altezza che mi turba, nè questa sorta di risucchio esercitato dal profondo dirupo e dal suo vuoto. E' un vuoto completamente diverso che agisce su un senso completamente diverso. La solitudine essenziale, l'estremo limite della rarefazione degli esseri... nessuno, innanzitutto; e poi, meno ancora che nessuno"
Buona partenza, buon arrivo.

Daphnae ha detto...

Grazie, lo cercherò. Un po’ di tempo fa avevo scritto un post sulla vertigine. Che sentivo di non conoscere, che mi restava indifferente – nonostante Nietzsche – per quanta minuzia e curiosità impiegassi nello scrutarla, in tre parole, mi era incomprensibile. Ulisse,Faust, Tamerlano. Ed eccola finalmente la vertigine. E’ quel capogiro che sento quando ripenso alle energie e alla vita sprecate nel tentativo di esercitare il potere di controllare. Ancora la vertigine, quando per la prima volta ho mollato la presa e…che bella sensazione. Sì, semplicemente, naturalmente, banalmente. Mi hai fatto ricordare di un romanzo letto un paio di anni fa e che mi è restato a lungo sotto la pelle, “Sulle Isole non Nevica Mai” di Dimitri Mingas, edizioni Crocetti. Grazie ancora di tutto.