21 feb 2008

"Guaranteed " Eddie Vedder (Into the Wild OST)

On bended knee is no way to be free
Lifting up an empty cup, I ask silently
All my destinations will accept the one that’s me
So I can breathe…

Circles they grow and they swallow people whole
Half their lives they say goodnight to wives they’ll never know
A mind full of questions, and a teacher in my soul
And so it goes…

Don’t come closer or I’ll have to go
Holding me like gravity are places that pull
If ever there was someone to keep me at home
It would be you…

Everyone I come across, in cages they bought
They think of me and my wandering, but I’m never what they thought
I’ve got my indignation, but I’m pure in all my thoughts
I’m alive…

Wind in my hair, I feel part of everywhere
Underneath my being is a road that disappeared
Late at night I hear the trees, they’re singing with the dead
Overhead…

Leave it to me as I find a way to be
Consider me a satellite, forever orbiting
I knew all the rules, but the rules did not know me
Guaranteed

Liberata la tigre salvata dalla lapidazione, o Viva la Vita Leggera

I forestali indiani rilasciano nel fiume Sundarikati una tigre salvata nei giorni prima dalla furia degli abitanti di un villaggio della zona di Sunderbans.

Forse è fortuna. Forse l’esatto opposto. Allora, provo a ragionare.
La prendo larga, tanto so di essere prolissa, ma il ragionamento per me è come far venire fuori una forma da un’approssimazione..più o meno…nel senso che non sempre mi vengono fuori forme che capisce

Il fatto è che io non sento il “vuoto” e, in passato, questo mi faceva soffrire perché credevo non mi permettesse di capire le altre persone.
Ho provato a raccontarmela in diversi modi. Ho chiesto ad un milione di sedicenti portatori (mal)sani del famigerato “Vuoto”.

Qualcuno una volta mi ha detto che il “vuoto” somiglia all’esperienza del volo o del salto.
Sono decollata ed atterrata decine di volte – certo ancora poche per saziare la fame di vedere il mondo – e ogni volta la sensazione è stata piacevolissima – se possibile, quella manciata di secondi che un aereo impiega per staccarsi dalla pista di decollo, io lo prolungherei per ore.

Qualcun’altro mi ha detto che il “vuoto”, per capirlo, lo devo immaginare come il contrario di “pieno”.
E qui mi si è complicato ulteriormente lo scenario perché…riesco ancora meno a capire.

Tutto è pieno, secondo me, nel bene o nel male.

Allora, la mia debole logica mi ha portato a riferirmi al “vuoto” come il “pieno negativo” – dalle famose giornate no alle sofferenze atroci che fanno parte della vita. Ma sono stata ripresa: il “vuoto” è l’assenza, il non-pieno, il nulla.

Accavallo le gambe. Inclino la testa e contraggo i muscoli del viso in una smorfia ebete. Comincio a sudare. Cerco nella memoria… e, no, non mi vengono in mente né Heidegger né Gadamer , ma un film che da piccola ho visto e rivisto centinaia di volte, di nascosto.

Il film, diretto nel 1984 da Wolfgang Petersen, è “La Storia Infinita” fedele nel titolo all’omonimo romanzo tedesco del 1979 di Michael Ende (Die unendliche Geschichte, in tedesco) da cui è tratto.

Ve lo ricordate? Ad un certo punto della storia, il guerriero del mondo di Fantasia chiamato a contrastare il Nulla dilagante, inconta G’mork, avamposto del maligno:

Atreyu: “Ma cosa è questo Nulla?"
G’mork: "E' il vuoto che ci circonda. La gente ha rinunciato a sognare ed io ho fatto in modo che il nulla dilaghi"
Atreyu:"Ma perché?"
G’mork: "Perché è più facile dominare chi non crede in niente. Se osi avvicinarti, io ti dilanio"

Non voglio passare per la solita “sega” ma il dialogo originale è un tantino diverso e merita di essere confrontato:

Atreyu: “What is the nothing ?!”

G’mork: “It's the emptiness that's left. It's like a despair, destroying this world. And I have been trying to help it”

Atreyu: “But why?”

G’mork: “Because people who have no hopes are easy to control. And whoever has control has the power”

Tra le varie cose da notare, mi preme la definizione di Nulla come “the emptiness that's left”…sì, ma da cosa????? Comincio a sorridere. E il sorriso di trasforma in risata mano a mano che dal ragionamento ritorno nel calduccio della mia pancia.
Forse, semplicemente, ne ho avuto davvero abbastanza di questo Non-Vuoto, anche (ed in alcuni periodi soprattutto) quando a riempire non era “roba”mia, ma il vomito senza rispetto e senza dignità di qualcun altro.Troppi anni a dovermi difendere dall’invasione per potermi preoccupare di una (non)cosa chiamata Nulla da sperimentare.
E’ chiaro, non sono certo Tomb Raider. Se sono diventata così sensibile ai mutamenti di marea è perché lo tsunami mi ha già fatto visita.
Ma allora lo sapete che c’è? Chi se ne importa di una cosa che non esiste? :) Quello che c’è dentro e fuori di me è troppo allettante per lasciarselo scappare.