1 ago 2008

Itaca

Quando ti metterai in viaggio per Itaca
devi augurarti che la strada sia lunga
fertile in avventure e in esperienze.
I Lestrigoni o i Ciclopi
o la furia di Nettuno non temere:
non sara’ questo il genere di incontri
se il pensiero resta alto e un sentimento
fermo guida il tuo spirito e il tuo corpo.

In Ciclopi o Lestrigoni no certo,
ne’ nell’irato Nettuno incapperai
se non li porti dentro
se l’anima non te li mette contro.

Devi augurarti che la strada sia lunga,
che i mattini d’estate siano tanti
quando nei porti – finalmente e con che gioia -
toccherai terra tu per la prima volta:
negli empori fenici indugia e acquista
madreperle coralli ebano e ambre,
tutta merce fina, e anche profumi
penetranti d’ogni sorta, piu’ profumi
inebrianti che puoi,
va in molte citta’ egizie
impara una quantita’ di cose dai dotti.

Sempre devi avere in mente Itaca –
Raggiungerla sia il tuo pensiero costante.
Soprattutto, pero’, non affrettare il viaggio;
fa che duri a lungo, per anni, e che da vecchio
metta piede sull’isola, tu, ricco
dei tesori accumulati per strada
senza aspettarti ricchezze da Itaca.

Itaca ti ha dato il bel viaggio,
senza di lei mai ti saresti messo
in viaggio: che cos’altro ti aspetti?

E se la trovi povera, non per questo Itaca ti avra’ deluso.
Fatto ormai savio, con tutta la tua esperienza addosso
gia’ tu avrai capito cio’ che Itaca vuole significare.

(1911 - Konstantinos Kavafis)

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Bisogna che lo affermi fortemente, che certo non appartenevo al mare
anche se Dei d'Olimpo e umana gente
mi costrinsero un giorno a navigare.
E se guardavo l'isola petrosa
ulivi e armenti sopra ogni collina
c'era il mio cuore al sommo di ogni cosa
c'era l'anima mia che è contadina;
un'isola d'aratro e di frumento
senza le vele, senza pescatori,
il sudore e la terra erano argento
il vino e l'olio erano i miei ori (...)
E andare verso isole incantate,
verso altri amori, verso forze arcane,
compagni persi e navi naufragati,
per mesi, anni, o soltanto settimane.
La memoria confonde e dà l’oblio,
chi era Nausicaa, e dove le sirene?
Circe e Calypso perse nel brusio
di voci che non so legare assieme.
Mi sfuggono il timone, vela e remo,
la frattura fra inizio ed il finire,
l’urlo dell’accecato Poliremo
ed il mio navigare per fuggire.
E fuggendo si muore e la mia morte
sento vicina quando tutto tace,
sul mare, e maledico la mia sorte,
non trovo pace
forse perché sono rimasto solo
ma allora non tremava la mia mano
e i remi mutai in ali al folle volo
oltre l’umano.

Francesco Guccini

Daphnae ha detto...

Chiunque tu sia, GRAZIE PER AVERMI REGALATO L'EMOZIONE DI RILEGGERE UNA POESIA DI GUCCINI. E.